Attualità,  Letteratura

L’inerzia della sottomissione

«Doris: Tu non hai valori. Tutta la tua vita è nichilismo, cinismo, sarcasmo e orgasmo.
Harry:
 Be’ in Francia con uno slogan così vincerei le elezioni.»

Deconstructing Harry, Woody Allen, 1997

L’arte francese dello scandalo è vecchia di almeno tre secoli, un fil tricolore che lega libertini, illuministi, pittori, chansonnier e scrittori: è strabiliante notare come i maggiori artisti francesi di ogni generazione siano state figure in grado di sconvolgere con le loro opere le certezze di un intero continente. (Si potrebbe annoverare tra queste figure addirittura Giovanna d’Arco, paladina e icona dello spirito francese, per il suo clamoroso atto di indossare i vestiti maschili di un soldato, un evento unico per il Medioevo europeo).

L’icona letteraria francese di questi ultimi decenni è Michel Houellebecq, uno scrittore che sin dagli esordi ha saputo scuotere il panorama culturale francese con romanzi velati di nichilismo, di sicuro controversi, e tacciati di xenofobia1 e misoginia2. Impostosi alla fine degli anni Novanta con Les particules élémentaires (“Le particelle elementari”, Bompiani, 1999), Michel Houellebecq si distingue per il suo straordinario talento nell’inserire i protagonisti dei suoi libri (sempre adulti, maschi, bianchi, eterosessuali, misantropi) in scenari che amplificano il loro malessere esistenziale e la loro incapacità di provare sentimenti genuini e di esprimere affetto sincero. In Le particelle elementari i dettagli da cui scaturisce la crisi relazionale sono di carattere biologico (la malattia di Annabelle, le scoperte di Michel in grado di rivoluzionare il genoma umano), in Sérotonine sono dettagli psicologici e fisici (la depressione di Florient-Claude e la sua impotenza), in Plateforme sono di natura economica e sessuale (un’eredità che consente al protagonista di dedicarsi al turismo sessuale in Thailandia). In Soumission (Sottomissione, Bompiani, 2015) il dettaglio funzionale all’analisi psicologica dei personaggi è di carattere politico: Houellebecq immagina l’insediamento all’Eliseo di un politico musulmano, Mohammed ben Abbes, e ne racconta le conseguenze sulla vita di un accademico della Sorbona, il protagonista François.

Michel Houellebecq fotografato per la rivista El Mundo

La ricezione di Sottomissione è stata compromessa dalla drammaticità degli eventi di cronaca che hanno sconvolto la Francia nel corso dell’ultimo lustro: se il tema proposto da Houellebecq era già di per sé scivoloso, una sfortunata coincidenza ha fatto sì che a poche ore dalla pubblicazione del romanzo il Paese venisse sconvolto dall’attentato di matrice fondamentalista islamica3 alla rivista satirica Charlie Hebdo. Per quanto fosse fallace – per non dire pretestuoso – giudicare un’opera di fantasia con le categorie della cronaca e dell’attualità politica, il caso di Sottomissione era un’occasione troppo ghiotta per essere sciupata da giornalisti e politici 4 di entrambe le fazioni, che hanno iniziato a descrivere Houellebecq o come il profeta dell’impossibile integrazione tra occidentali e musulmani5 o come un astuto sobillatore che basa il proprio successo sulle paure dei lettori6.        

La questione dell’integrazione delle persone di fede musulmana in Francia è dibattuta da decenni, la paura del terrorismo islamista agita gli occidentali almeno dall’Undici Settembre: regalare questi temi al più feroce conservatorismo o al più quieto opportunismo polarizzerebbe un dibattito che offre invece ampie prospettive in àmbiti che vanno dall’istruzione all’urbanistica, impoverendolo inesorabilmente. Se si limitassero le opere di Houellebecq alle paranoie di un reazionario o alle provocazioni di un professionista dello scandalo, queste verrebbero sacrificate senza esitazioni sull’altare del perbenismo. Leggere Houellebecq diventerebbe così un’azione di igiene mentale, di pulizia dalle pulsioni più radicali e sconcertanti che occasionalmente si affacciano nella mente del lettore ma che egli puntualmente ricaccia per pudore. Il lettore uscirebbe rinfrancato al termine della lettura, gioioso di essere agli antipodi da quei personaggi così depressi, anaffettivi, razzisti e misogini: esprimerebbe la propria latente xenofobia in un contesto controllato, simile a quegli psichiatri che all’inizio del Novecento sperimentavano su sé stessi gli effetti dell’LSD. Fortunatamente, la lettura di Houellebecq non tranquillizza ma sconcerta: ciò attesta un dialogo tra lo scrittore e il lettore, un’immedesimazione e un coinvolgimento emotivo con i suoi personaggi.  

Copertina dell’edizione italiana (Bompiani) di Sottomissione

Nonostante le apparenze, Sottomissione non è un romanzo politico: lo è nella misura in cui la politica influisce nella vita di un comune cittadino. Lo scenario descritto da Houellebecq parte da un presupposto molto simile a quanto si era verificato durante le elezioni presidenziali francesi del 2002: la sfida al ballottaggio tra un candidato moderato ed uno estremista e la conseguente convergenza dell’elettorato verso il candidato moderato. Nel 2002 questo schema consentì il trionfo del repubblicano Jacques Chirac sul candidato del Front National Jean-Marie Le Pen, nel 2022 immaginato da Houellebecq Mohammed Ben Abbes, capo della Fratellanza Musulmana, ha la meglio sull’estremista di destra Marine Le Pen7. Il volto rassicurante di Ben Abbes, figlio di un droghiere tunisino, infondeva speranza in un paese dilaniato dalla violenza, le cui periferie erano quotidiano teatro di scontri etnici: i canali di informazione progressisti e moderati accoglievano con fiducia l’ascesa di un politico che incarnava le opportunità positive dell’integrazione.

L’esempio di Ben Abbes lasciava intravedere una soluzione morale ai conflitti, la centralità dello Stato Sociale nel programma della Fratellanza Musulmana prometteva una soluzione economica al disagio delle periferie; inoltre, l’autoritarismo e la xenofobia di Marine Le Pen spingevano i media a considerarla un serio pericolo per la democrazia francese. I partiti tradizionali – Socialista e Repubblicano – avevano perso il loro seguito, schiacciati da una profonda crisi di identità.     

Spettatore annoiato delle vicende della campagna elettorale è il professore universitario François, il protagonista del romanzo. François rappresenta pienamente la tipologia dei personaggi di Houellebecq: è scorbutico, solitario e demotivato, vive una crisi affettiva, sessuale e religiosa; accumula relazioni a scadenza annuale e a basso impegno emotivo con le sue studentesse. Egli è un esperto della prosa francese di fine Ottocento, in particolare del decadentismo e di Joris-Karl Huysmans, tuttavia anche la sua carriera accademica è rimasta avvolta da un velo di anedonia e insignificanza:

“Gli studi universitari umanistici, come si sa, non portano quasi da nessuna parte, tranne, per gli studenti più dotati, a una carriera d’insegnamento nell’ambito delle lettere – con la situazione piuttosto assurda di un sistema che ha il solo obiettivo della propria riproduzione, anche alla luce di un tasso di fallimento superiore al 95 per cento. Tali studi tuttavia non sono dannosi e possono addirittura produrre un’utilità marginale. Una ragazza che aspiri a un posto di commessa da Céline o da Hermès deve, innanzitutto, preoccuparsi del proprio aspetto; ma una laurea o un master in lettere moderne può costituire un vantaggio secondario che garantisce al datore di lavoro, in mancanza di competenze utilizzabili, una certa agilità intellettuale che lascia presagire la possibilità di un’evoluzione di carriera – la letteratura, tra l’altro, godendo da sempre di una connotazione positiva nel campo dell’industria del lusso”.8

L’attualità francese tocca gli aspetti professionali e sentimentali della vita di François: egli percepisce una crescente ingerenza politica nell’ambiente universitario9, nota un atteggiamento e un abbigliamento diverso dei suoi studenti e delle sue studentesse, gli giungono notizie di professori aggrediti dai propri studenti; a seguito di episodi di intolleranza nei confronti della comunità ebraica, Myriam, la sua ultima fidanzata, decide di tornare in Israele.      

L’azione politica di Ben Abbes ha infatti iniziato a mostrare i suoi lati più duri e integralisti: è legalizzata la poligamia, vengono concessi dei sussidi economici alle famiglie al fine di disincentivare l’occupazione femminile e di incoraggiare le donne a dedicarsi solo alle faccende domestiche, le università sono affidate in mano a privati grazie a fondi sauditi e perdono la loro indipendenza e laicità, i professori sono obbligati a convertirsi all’Islam per continuare a insegnare, ma è a loro concessa una pensione dorata qualora si rifiutassero di farlo. La maggiore ambizione di Ben Abbes tuttavia è di carattere geopolitico: intende rendere l’Unione Europea un Impero Mediterraneo, aperto ai paesi del Nord Africa e alla Turchia, un modello ispirato ai fasti dell’Impero Romano. Il nuovo governo raggiunge degli eccellenti risultati economici e sociali, con la pacificazione delle periferie e un notevole aumento del tasso di occupazione (maschile); la classe dirigente francese e i media si adeguano di buon grado alle trasformazioni del Paese, affidandosi alla guida rassicurante di Ben Abbes:

“È probabilmente impossibile, per chi abbia vissuto e prosperato in un sistema sociale ereditato, immaginare il punto di vista di coloro che, non essendosi mai aspettati nulla da tale sistema, ne progettano la distruzione senza timore.”10

Houellebecq racconta una Francia il cui tessuto sociale era sfibrato da ben prima dell’avvento di Ben Abbes, persa in una crisi che rendeva traballanti tanto le istituzioni quanto gli individui.11 La rapida sottomissione dei francesi non viene descritta con connotazioni negative: la moderata Sharia inaugurata in Francia viene considerata un ordinamento legittimo come tanti altri. Il tema politico nevralgico del romanzo è dunque la relativizzazione dei sistemi sociali, la necessaria consapevolezza che la democrazia occidentale non è eterna e che la stessa identità europea non è eterna.12 La naturalezza con cui Houellebecq racconta questa transizione – per quanto considerata da alcuni critici inattendibile13 – è forse l’aspetto più scandaloso del romanzo.

François non viene meno alla conversione collettiva: se ne possono rintracciare almeno due ragioni, una di carattere opportunistico e una di carattere psicologico. Convertendosi all’Islam François conserva e aumenta i suoi privilegi di professore universitario14 e pregusta un matrimonio combinato con giovani studentesse, ma soprattutto affida le proprie ansie a un’entità sovrannaturale, incontra un Dio che, così come il suo Huysmans15, non riusciva a frequentare. François decide di assecondare l’inerzia e trova quindi sollievo dalle sue angosce: trova una pacificazione interiore analoga alla pace tra i suoi concittadini. La conversione non risolve i conflitti interiori di François, ma ne stabilisce una tregua rendendoli accettabili: ad esempio, il suo sguardo sul mondo femminile continua ad avere un filtro prettamente pornografico, ma ora può esercitarlo senza sensi di colpa, non dovendosi più preoccupare dell’opinione delle donne:

“Dopo qualche mese ci sarebbe stata la ripresa delle lezioni, e ovviamente ci sarebbero state le studentesse – belle, velate, timide. […] Ciascuna di quelle ragazze, per quanto bella potesse essere, sarebbe stata felice e fiera di essere stata scelta da me, e onorata di condividere il mio talamo. Sarebbero state degne di essere amate; e io, per parte mia, sarei riuscito ad amarle.”16

Emerge dunque ancora evidente l’intenzione dello scenario fantapolitico sviluppato da Michel Houellebecq: la solitudine di François, la sua incapacità di relazionarsi con uomini e donne in maniera sana, la noia verso la sua stessa professione, incontrano in una Francia musulmana risvolti inaspettati. La sua relazione con Myriam ne è l’emblema: partita per Israele, François non fa niente per trattenerla, salvo poi riguardare con eccitazione una sua fotografia. I personaggi secondari di Soumission sono molto deboli, appena tratteggiati e soprattutto stilizzati (la studentessa dal look gotico, il professore incompetente e raccomandato, l’agente dei servizi segreti), si potrebbe considerare questo un punto di debolezza del romanzo ma trova una sua spiegazione nella diegèsi dell’opera: la narrazione degli eventi è infatti affidata a François, che a causa della sua misantropia e del suo solipsismo è portato a frapporre una sorta di schermo tra sé e il prossimo e a evitare qualunque forma di empatia e immedesimazione. Per François non c’è differenza tra le azioni dei politici che vede in televisione e le azioni delle persone che frequenta: le recepisce passivamente, mantenendo un atteggiamento di annoiato distacco.

L’aspetto sconcertante per il lettore è che il nuovo ordine istituzionale e individuale sembra funzionare: la satira del cinico Houellebecq mette in discussione due istituzioni recenti come l’amore romantico e la democrazia liberale, sottolineando quanto la difesa di entrambi sia dettata più dall’inerzia che da una vera convinzione. Così come l’élite francese accoglie con un senso di liberazione la possibilità di un’alternativa comoda, che intacchi le certezze solo in superficie senza invece riformarle radicalmente, in maniera identica François può adagiarsi sulle proprie nevrosi.


1. “French author denies racial hatred”, BBC, 17-09-2002, http://news.bbc.co.uk/2/hi/europe/2260922.stm 

2. “Il romanziere che divide la Francia”, la Repubblica, 17-06-1999, https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1999/06/17/il-romanziere-che-divide-la-francia.html

3.“Les terroristes avaient revendiqué dès 10 heures leurs attaques sur BFM-TV”, le Monde, 09-01-15, https://www.lemonde.fr/societe/article/2015/01/09/eux-charlie-hebdo-moi-les-policiers-le-temoignage-des-terroristes-sur-bfm-tv_4552997_3224.html

4. “Manuel Valls : ‘la France ce n’est pas Michel Houellebecq’, pas l’intolérance et la peur'”, l’Independant, 08-01-15,  https://www.lindependant.fr/2015/01/08/manuel-valls-la-france-ce-n-est-pas-michel-houellebecq-pas-l-intolerance-et-la-peur,1976657.php              

5. “Pour Marine Le Pen, le dernier livre de Houellebecq ‘pourrait devenir une réalité'”, le Lab Politique, 05-01-15, https://lelab.europe1.fr/Pour-Marine-Le-Pen-le-dernier-livre-de-Houllebecq-pourrait-devenir-une-realite-19990

6. “Mr. Houellebecq portrays Ben Abbes as the face of an Islam that imposes its will not by the sword like ISIS, but by shrewd politicking, his novel plays on French fears of terrorism, immigration and changing demographics. It appeals, in many respects, to the same audience that propelled to the best-seller list Éric Zemmour’s “The French Suicide,” which blames the policies of a liberal elite and successive waves of Muslim immigration for the country’s decline and loss of identity.”, in “Review: Michel Houellebecq’s ‘Submission’ Imagines France as a Muslim State”, di Michiko Kakutani, in New York Times, 03-11-15, https://www.nytimes.com/2015/11/04/books/review-michel-houellebecqs-submission-imagines-france-as-a-muslim-state.html

7. L’elezione del Presidente Emmanuel Macron, avvenuta due anni dopo la pubblicazione di Soumission, ricalca questo stesso schema: a pagarne le spese, anche in questo caso, è Marine Le Pen.

8. Sottomissione (Soumission), M. Houellebecq, Bompiani, 2015, edizione italiana a cura di Vincenzo Vega, pagina 14.

9. “nell’anticamera si era accolti da una fotografia di pellegrini impegnati nella deambulazione intorno alla Kaaba, e gli uffici erano ornati da cartelli con versetti del Corano calligrafati; le segretarie erano tutte cambiate, non ne riconoscevo più neanche una, ed erano tutte velate”, pagina 154

10. Soumission, pagina 50

11. Se Soumission è il primo tentativo di Houellebecq di narrare in un romanzo la trasformazione radicale di un’intera nazione, la crisi di identità individuale è invece un tema ricorrente nelle sue opere e nelle sue riflessioni. In un’intervista a L’Humanité del 1996 egli faceva già coesistere questi due aspetti, coinvolgendo anche l’istituzione familiare: “Quella che è stata definita la “liberazione della donna” conveniva di più agli uomini che vi vedevano l’occasione di un moltiplicarsi degli incontri sessuali. Ne è conseguita una dissoluzione della coppia e della famiglia, cioè delle ultime comunità che separavano l’individuo dal mercato. Credo che sia molto generalmente una catastrofe umana; ma che, anche in questo caso, siano le donne a soffrirne maggiormente. Nella situazione tradizionale, l’uomo si muoveva in un mondo più libero e più aperto di quello della donna; cioè anche in un mondo più duro, più competitivo, più egoistico e più violento. Classicamente, i valori femminili erano permeati di altruismo, amore, compassione, fedeltà e dolcezza. Anche se questi valori sono stati messi in ridicolo, bisogna dirlo chiaramente: sono valori superiori di civiltà, la cui scomparsa totale costituirebbe una tragedia.” (traduzione  a cura di Giuseppe Rizzo per Internazionale, articolo pubblicato il 17-01-2015,  https://www.internazionale.it/opinione/giuseppe-rizzo/2015/01/17/michel-houellebecq-e-una-carogna). Per quanto sia opinabile la correlazione tra la liberalizzazione dei costumi sessuali, le conquiste del femminismo e la dissoluzione della famiglia tradizionale, e per quanto sia opinabile l’implicita negazione della lunga storia di violenza e oppressione di genere, considerare la famiglia come forma di resistenza al mercato pare uno spunto di riflessione molto interessante.

12. In una sua conferenza del 2017 al Teatro Stabile di Genova, il professore di Storia Medievale Alessandro Barbero sottolineava la natura mediterranea e non europea dell’Impero Romano (inviare un funzionario in Francia significava declassarlo, inviarlo in Nord Africa o in Anatolia significava premiarlo): è solo in età Medievale, con la comparsa di un Oriente arabo contrapposto a un Occidente cristiano, che si è sviluppata un’idea di Europa non solo geografica ma anche culturale. La conferenza è ancora disponibile come podcast su numerose piatteforme, il file è nominato “Carlo Martello a Poitiers (ed. Laterza, Genova, 2017)”

13. “‘Sottomissione’ di Michel Houellebecq, una recensione politica”, Andrea Pareschi, Pandora rivista, https://www.pandorarivista.it/articoli/sottomissione-una-recensione-politica/

14. François era rimasto abbagliato dal lauto stipendio del suo mediocre collega Steve, convertitosi subito e senza esitazioni: “Diecimila euro al mese per un docente mediocre, che non poteva produrre alcuna pubblicazione degna di tale nome, e la cui notorietà era nulla: avevano davvero mezzi illimitati. […] Avevano persino rilevato alcuni appartamenti nel V e nel VI Arrondissement per farne alloggi da assegnare ai docenti; lui stesso aveva un delizioso trilocale in Rue du Dragon, per un affitto minimo”, Soumission, pagina 155

15. Validi critici hanno letto Houellebecq attraverso Huysmans,ad esempio: “What Houellebecq learned from Huysmans” (Adam Leith Gollner, New York Times, https://www.newyorker.com/books/page-turner/what-houellebecq-learned-from-huysmans)

16. Soumission, pagina 252

Vito Ladisa

23 anni, studente di Filologia Moderna all'Università di Bari.

Commenta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *