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Il “padre” che offre Mojito, droghe e calcio balilla ai “figli”

La realtà dei piccoli paesi di provincia può essere problematica. La realtà di cui vi raccontiamo oggi è quella di San Marzano di San Giuseppe.

Uno dei tre paesi pugliesi di origini albanesi, un paese conosciuto per la tradizione legata al vino, per la presenza di un’importante banca, per la festa patronale e sicuramente per tutto ciò di buono che questa terra e questa cultura hanno da offrirci; ma oggi vi racconterò di ciò che è meno conosciuto.

Il resto di cui vi parlo è un Vuoto in cui pochi hanno il coraggio di mettere piede, fatta eccezione per alcune associazioni e per alcuni cittadini, i quali agiscono per il bene del Paese con sforzi e sacrifici propri. Ma non pensiamo che tutto ciò accada casualmente, il Vuoto non è solo Vuoto, è mancanza di proponimento; infatti quel Vuoto rimane tale perché qualcuno ha scelto così.

Sapete chi lo ha scelto? Mio “padre”, l’insieme degli amministratori, la Chiesa e i proprietari delle grandi aziende che dovrebbero avere cura dei propri “figli”, dei propri cittadini; loro lo hanno scelto. I figli più giovani non ricordano il loro “padre”, sanno che c’è stato e che c’è da qualche parte, ma si nasconde; pochi lo hanno potuto vedere. Io giovane non ho spazio in questo paese.

Allora mi chiedo: perché succede questo? Perché mio “padre” non vuole che io abbia uno spazio in cui partecipare, informarmi e conoscere? Un paese, seppur di piccole dimensioni, non può permettersi di rinunciare a ogni tipo di proposta culturale: rinunciare vuol dire destinare i fortunati a fuggire e gli sfortunati a consumare Mojito, droghe e calcio balilla. Sarebbe bello se mio “padre” mi invitasse a leggere nelle biblioteche, se sensibilizzasse me e i miei amici sull’importanza della lingua arbëreshë, sul valore storico e religioso del nostro Santuario, su quanto possa essere bello conoscere la propria origine e valorizzarla in ogni momento affinché divenga Storia.

Non possiamo più accontentarci delle iniziative, seppur lodevoli, di gruppi di cittadini volenterosi; è il momento che i nostri referenti (pubblici e privati) capiscano come solo un progetto a lungo termine che coinvolga tutta la cittadinanza può migliorare la nostra realtà.

Sarebbe bello avere un’alternativa nel nostro Paese.

Mio “padre” sa di sbagliare, ma non fa nulla per rendere questo paese un posto migliore.

Io non voglio più aspettare, i miei amici non possono più aspettare. Chiedo che si riconosca l’importanza della cultura nella crescita di un Paese. Vi starete chiedendo: non sbagliano anche i “figli” a scegliere strade sbarrate e che portano a rovine? La realtà è che c’è solo una strada e insieme ora, magari facendoci aiutare da nostro “padre”, dobbiamo costruirne una nuova, che vada in tutt’altro senso.

Francesco Caiazzo

Francesco Caiazzo

Studente di Storia, Università di Bologna, Pugliese.

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