Arti visive

L’assoluto per Yves Klein

Oggi il termine “artista” viene ormai usato in modo spropositato. Ma è davvero sufficiente praticare soltanto una delle belle arti (come riporta il vocabolario Treccani) per essere definiti tali?

Forse sì, se intendiamo la mera professione. Forse no, se oltre la tecnica, si tengono conto di fantasia, emozioni, sentimenti e anima.

Queste componenti creano una scissione vera e propria fra artistucoli e artisti.

Un musicista, un ballerino, un fotografo, un attore, […]“un pittore deve creare costantemente un solo unico capolavoro, se stesso” [1] e solo allora si può parlare di quell’attività che il filosofo Shelling credeva armonizzasse la natura e lo spirito, rivelando l’assoluto nei suoi caratteri di infinità.

Yves Klein (1928 -1962) partirà proprio dal fascino che provava per la profondità del cielo blu tendendo verso l’immaterialità.

Il pittore -ma non solo- francese capisce presto che la monocromia rappresenta l’esito ultimo della ricerca pittorica e che il colore ha valore per sé. Comincia pertanto a dipingere monocromi e a firmarsi <<Yves le Monochrome>>.

Dopo aver sperimentato una vasta gamma di colori, Klein riduce progressivamente la sua tavolozza ai soli oro, rosa e soprattutto blu.

Il suo desiderio è quello di mantenere la brillantezza e la tonalità del pigmento di colore che solitamente si perdono una volta che quest’ultimo è unito al legante.

Dopo numerosi tentativi, si accorge che una resina in commercio , se diluita, riesce a mantenere le specificità del colore in polvere. Fu l’anno dopo che iniziò ad utilizzare il blu che lui stesso aveva creato, “l’espressione più perfetta del blu” : l’International Klein Blue (IKB).
Affinché sia solo il colore ad avere importanza, l’artista evita ogni tipo di stesura che possa rivelarne la soggettività. Proprio per questo motivo utilizzerà un rullo da imbianchino, che consente un’applicazione perfettamente uniforme delle tinte.

Monochrome bleu sans titre [2], un’opera del 1959, è un esempio di come l’IKB possa creare l’illusione dell’infinito e costruire la base per la meditazione.

La ricerca dell’intangibilità lo porta verso il vuoto. Il genio consistette nello strappare alla forma artistica l’intero contenuto che ne era tipico: i dipinti non avevano immagini, i libri erano senza parole, la musica era una sola nota senza composizioni. Klein mirava a far provare al pubblico la sensazione di far percepire l’invisibile.

L’assenza di arte era Arte.

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Bianchini Federico



  1. Yves Klein
  2. Monocromo blu senza titolo

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